“Che tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella madre Terra, che ci sostenta e ci governa, e che produce frutti diversi, con fiori colorati ed erba.”
Isola, oasi, rifugio, Eden: Vigna Flor è un luogo ameno perché rigoglioso di vita. Di vitalità vera, armonica, con tutti gli elementi che lo compongono in una continua mutevole reciproca relazione, nell’ostinata ricerca di un equilibrio condiviso e possibile. Un sistema integrale e integrato, che tende all’autoregolazione: dunque, per definizione, una sorta di non-giardino, se il giardino solitamente immaginato è il più tipico giardino urbano iper ed etero regolato: un tristissimo giardino, provando a seguire Vitaliano Trevisan, addomesticato dalla mano anziché dalla mente dell’uomo (de-mente: privo di senno, al limite da compatire), e per questo solo apparentemente dominato dall’uomo, che si è auto-proclamato insieme giogo e tiranno (persino di se stesso, della sua stessa identica specie: ma ancora non lo sa). Come un tecnocrate miope, aspira al controllo di ciò che controllare non è filosoficamente possibile: il mondo della Natura, a cui pure egli partecipa.
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